Yasmina Reza, il Disordine della Vita

Il dio del massacro 
di Yasmina Reza
Adelphi Edizioni, Piccola biblioteca Adelphi

pp. 91
€  10,00


Felici i felici
di Yasmina Reza
Adelphi Edizioni, gli Adelphi

pp. 163
€  11,00

Il Dio del Massacro e Felici i Felici, di Yasmina Reza

I libri di questa autrice sono composti da piccole perle di vita quotidiana, in cui si consumano le incomprensioni, i drammi e le ipocrisie di uomini e donne comuni.

Questa scrittrice, che non a caso è una famosissima drammaturga e sceneggiatrice di fama mondiale, mette in scena sinteticamente la vita così com’è, cruda e senza particolari significati, non cerca di mettere ordine ne di dare un senso all’esistenza. Nel “Il Dio del Massacro” (da cui è stato tratto il bellissimo film Carnage di Roman Polanski) quello che leggiamo è un dialogo tra due coppie di genitori, riunite per discutere civilmente di una lite scoppiata tra i loro figli nei giardinetti pubblici. L’educata discussione presto degenera, mettendo a nudo l’essenza più vera dei protagonisti, di natura primitiva e selvaggia,  priva di tutte quelle costruzioni derivate dall’educazione e dalla civilizzazione sociale.

L’autrice ha il coraggio di esplorare quel lato nascosto che è parte di ognuno di noi, la parte più egoistica, cinica e perfino violenta, che tentiamo così strenuamente di nascondere agli altri. Il libro, composto da poche pagine, è incredibilmente diretto, essenziale, senza inutili sofismi, lo stile medio rispecchia questo intento: è immediato, chiaro, preciso.

L’acuta precisione di catturare il lato più crudo della vita è ben presente anche in “Felici i Felici”, un libro composta da 21 istantanee (brevi racconti) con protagonisti diversi, la scrittrice intesse una rete di relazioni tra più figure mostrandoci ogni volta un lato diverso di ognuna di esse. Veramente questo libro ferisce il lettore per la sua capacità di colpire nel vivo, senza mezze misure, il cinismo è spietato, nulla è risparmiato: la morte; la famiglia,; l’amore; la coppia; la religione; tutto è visto con un occhio implacabile, a tratti molto ironico, a tratti malinconico, fatalista, ma sempre molto “vero”, sincero e brutalmente onesto.

Nella visione del modo di Yasmina Reza non c’è spazio per l’ottimismo, per la filosofia, ma specialmente per il romanticismo (nel senso più ampio del termine) perchè sono delle finzioni, favole che ci raccontiamo per continuare a vivere, quando in realtà la vita non ha un significato ed è intrinsecamente governata dal caos, dagli istinti e dalla “legge del più forte”. I suoi personaggi sono quindi incapaci di provare empatia, di condividere veramente qualcosa con l’altro, l’incomunicabilità rende soli ed egoisti, e profondamente infelici.

Non c’è romanticismo nell’amore, bersaglio preferito della scrittrice è infatti la coppia, un organismo incomprensibile, ricco di ipocrisie, e di profonda solitudine.

“…sensazione paragonabile a quello che capita di provare nell’intimità quando l’altro si chiude in se stesso e tu ci leggi un presagio di abbandono.”

“Non c’è niente di più impenetrabile di una coppia. Non riesci a capirla una coppia, neanche quando ne fai parte”

“Non so perchè mi vengano in mente gli Hutner mentre sono preda di una follia opposta, ma forse non c’è tutta questa differenza tra <Sta sera tesoro, facciamoci una buona cenetta> e <Conto fino a tre Odile,> in entrambi i casi è una specie di costrizione dell’individuo per riuscire ad essere in due, voglio dire non c’è mica più armonia e spontaneità nel tesoro facciamoci una buona cenetta, no, no, ne minore è il baratro, se non che Conto fino a tre detto in faccia a Odile ha provocato un fremito.”

Nemmeno la morte è risparmiata, altro grande tema è l’ineluttabilità dello scorrere del tempo, dell’assenza di significato della vita e della sua fine

“A Janette piacerebbe seppellirmi con lei perchè i passanti vedano i nostri due nomi, Jeanette Blot e il suo devoto marito, solidamente fissati nella pietra. … Mia moglie conta sulla tomba per mettere a tacere le malelingue, intende restare una piccola borghese perfino nella morte.”

“Gli oggetti si accumulano e diventano inutili. E noi uguale. Ascolto la pioggia che è un po’ meno forte. Anche il vento. Inclino lo schermo del portatile. Tutto ciò che abbiamo sotto gli o chi è già passato. Non sono triste. Le cose sono fatte per svanire. me ne andrò senza storia. Non troveranno ne bara ne ossa. tutto continuerà come sempre. Tutto se ne andrà allegramente nella corrente.”

Quindi la vita è crudele e caotica, la società altro non è che una costruzione che rende la persone falsamente civili, educate o altruiste. Non si può certo negare che la scrittura di Yasmina Reza sia quindi estremamente pessimista, non da vie di scampo ne soluzioni, si limita a descrivere, a “fotografare”.

Io però penso che qualche soluzione ci sia, prima di tutto nell’ironia con cui l’autrice permea gran parte delle sue storie e che rende tutto molto più leggero (se non c’è scampo, almeno facciamoci una risata) e nell’idea che forse diventare più autentici e liberarsi dalle convenzioni altro non può che rendere più felici e creare un vero contatto tra persone, possibile solo con l’onestà e con l’accettazione del disordine della vita.

-Il Dio del Massacro- e -Felici i Felici-
Trama: ★★★☆☆
Stile: ★★★☆☆
Personaggi: ★★★★★
Tematiche: ★★★★★
Complessivamente: ★★★★☆

 

 

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